Le città invisibili di Italo Calvino: Riassunto e analisi


Riassunto dell’opera

Le città invisibili è un romanzo pubblicato da Italo Calvino nel 1972. L’opera si presenta sotto forma di un dialogo immaginario tra Marco Polo e l’imperatore mongolo Kublai Khan. Il viaggiatore veneziano descrive al sovrano una serie di città straordinarie e surreali, ognuna delle quali rappresenta un aspetto della condizione umana e della vita urbana.

Il libro è suddiviso in nove capitoli e contiene cinquantacinque descrizioni di città, organizzate in undici categorie tematiche, tra cui:

  • Le città e la memoria
  • Le città e il desiderio
  • Le città e i segni
  • Le città sottili

Queste città non esistono nella realtà, ma ognuna di esse è una metafora che suggerisce riflessioni sulla natura della civiltà, sulla percezione dello spazio e sul rapporto tra uomo e ambiente.

Nonostante la struttura apparentemente frammentaria, il romanzo è costruito con un preciso schema combinatorio: le città si susseguono secondo un ordine matematico, che ne organizza la sequenza in modo armonico e circolare. Il dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan funge da cornice narrativa e offre momenti di riflessione sulla realta, sulla memoria e sulla possibilità di comprendere il mondo attraverso le parole.


Analisi dell’opera

Letteratura combinatoria e struttura modulare

Le città invisibili rappresenta una delle opere più sperimentali e filosofiche di Calvino. Il libro si inserisce nella tradizione della letteratura combinatoria, influenzata dal gruppo dell’Oulipo, con cui l’autore collaborò negli anni ‘60 e ‘70. La struttura modulare del romanzo permette molteplici chiavi di lettura, facendo emergere temi profondi e universali.

Rapporto tra parola e realtà

Uno degli aspetti più significativi del romanzo è il rapporto tra parola e realtà. Le città descritte da Marco Polo sono frutto della sua immaginazione, ma ciò che il viaggiatore racconta al sovrano è anche un modo per riflettere sulla natura stessa della narrazione e sulla rappresentazione del mondo. Calvino suggerisce che la realtà non è mai oggettiva, ma sempre filtrata attraverso il linguaggio e l’interpretazione.

Le città come metafore della condizione umana

Ogni città invisibile riflette un aspetto dell’esistenza, tra cui:

  • Il tempo
  • La memoria
  • Il desiderio
  • La morte
  • La decadenza
  • La speranza

L’idea di città come spazio fisico e mentale si mescola alla riflessione sull’identità e sul destino delle civiltà. In questo senso, il romanzo può essere letto come una meditazione sulla fragilità e sulla transitorietà della storia umana.

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Lo stile di Calvino: tra poesia e visione

Lo stile di Calvino in Le città invisibili è raffinato ed evocativo. Le descrizioni delle città sono spesso poetiche, ricche di immagini visionarie che trasformano ogni luogo in un’idea astratta e simbolica. Il linguaggio è essenziale e preciso, caratterizzato da una musicalità che rende ogni frammento un piccolo gioiello letterario.

Il dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan

Il dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan è un ulteriore elemento chiave dell’opera. Se da un lato il viaggiatore continua a raccontare nuove città, dall’altro l’imperatore inizia a comprendere che la vera città che Polo descrive, indirettamente, è Venezia, la sua città natale. Questo gioco di specchi tra reale e immaginario, tra esperienza e ricordo, conferisce al romanzo una dimensione metafisica e filosofica.


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