Italo Calvino nacque il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas, un sobborgo dell’Avana, a Cuba, da genitori italiani. Suo padre, Mario, era un agronomo specializzato nella coltivazione di piante tropicali, e sua madre, Eva Mameli, era una biologa e botanica di grande prestigio. La famiglia Calvino si trasferì in Italia quando Italo era ancora molto piccolo, stabilendosi a Sanremo, dove il futuro scrittore trascorse la sua infanzia e adolescenza. La sua formazione avvenne in un ambiente fortemente scientifico e razionale, un elemento che avrebbe influenzato profondamente il suo modo di pensare e scrivere.
Durante la giovinezza, Calvino si appassionò alla letteratura e al cinema, nutrendo un vivo interesse per il mondo dell’immaginazione. La sua adolescenza fu segnata dall’esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Dopo essersi inizialmente iscritto alla facoltà di Agraria, seguendo le orme del padre, decise di abbandonare gli studi e si unì alla Resistenza partigiana combattendo contro il regime fascista. Questo periodo di lotta e sacrificio ebbe un impatto profondo su di lui, influenzando le tematiche del suo primo romanzo, “Il sentiero dei nidi di ragno” (1947), un’opera neorealista che racconta la guerra partigiana attraverso gli occhi di un bambino.
Dopo la guerra, Calvino si iscrisse alla facoltà di Lettere all’Università di Torino e iniziò a collaborare con la casa editrice Einaudi, un’istituzione fondamentale per la cultura italiana del tempo. Qui entrò in contatto con figure di spicco come Cesare Pavese, Elio Vittorini e Natalia Ginzburg. Questo ambiente stimolante contribuì alla sua formazione letteraria e alla definizione del suo stile.
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Negli anni ‘50, Calvino iniziò ad allontanarsi dal neorealismo per esplorare nuovi orizzonti narrativi. La sua formazione scientifica e il suo interesse per la razionalità si rifletteranno nelle opere successive, in cui combinò fantasia e rigore logico. L’influenza dell’illuminismo e della letteratura settecentesca è evidente nei tre romanzi del ciclo “I nostri antenati” – “Il visconte dimezzato” (1952), “Il barone rampante” (1957) e “Il cavaliere inesistente” (1959) – in cui la narrazione fantastica si mescola a profonde riflessioni filosofiche e morali.
Negli anni ‘60, durante il suo soggiorno a Parigi, Calvino entrò in contatto con il gruppo dell’Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle), un collettivo di scrittori e matematici interessati alla sperimentazione letteraria attraverso l’uso di vincoli strutturali. Questo incontro influenzò profondamente il suo stile, portandolo a sviluppare una narrativa più strutturata e concettuale. Opere come “Le cosmicomiche” (1965) e “Ti con zero” (1967) riflettono questa nuova fase della sua scrittura, in cui la scienza diventa una fonte inesauribile di ispirazione.
Negli anni ‘70 e ‘80, Calvino continuò a sperimentare, culminando nel capolavoro postmoderno “Se una notte d’inverno un viaggiatore” (1979), un’opera che sfida le convenzioni del romanzo tradizionale e coinvolge attivamente il lettore nella costruzione della storia.
Negli ultimi anni della sua vita, Calvino fu invitato a tenere un ciclo di conferenze all’Università di Harvard. Le sue lezioni, raccolte nel volume postumo “Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio” (1988), rappresentano una summa del suo pensiero letterario e della sua visione della scrittura. Morì improvvisamente il 19 settembre 1985 a Siena a causa di un ictus, lasciando incompiuti alcuni progetti.
L’eredità di Calvino è immensa: la sua capacità di reinventare continuamente il proprio stile, passando dal neorealismo alla letteratura fantastica, dalla sperimentazione formale alla riflessione filosofica, lo rende uno degli autori più importanti e influenti del XX secolo. La sua scrittura, al tempo stesso lucida e visionaria, continua a ispirare lettori e scrittori di tutto il mondo.
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